martedì 21 ottobre 2008

GALLEGGIANTE

Il mio tentativo di cercare un’occupazione fissa quel novembre, si era fermato all’ altezza della Match Point. Entrai col solo scopo di investire cinque euro su 4 partite della serie B del sabato e quattro partite della serie A della domenica. I miei sogni con scadenza di due giorni. In altri periodi dell’anno avrei potuto permettermi di perdere e di fregarmene, ma ora non potevo assolutamente fallire. Perdere dieci euro era dolorosissimo per le mie tasche. Valeva comunque la pena tentare di moltiplicarle.
Scelsi con cura le mie partite, puntai e ricevetti in cambio quanto potevo incassare, la somma mi fece sorridere, un trecento euro nella prima puntata e un duecentocinquanta nella seconda. Avrei potuto tentare i cavalli, ma quelli erano troppo imprevedibili e senza dritte di sorta la cosa non si poteva affrontare; considerando anche che io non avevo nessuna competenza in maniera equina.
Mi piaceva parecchio osservare esternamente però chi era parte di quel mondo di scommesse, come la comunità filippina. Decadente e spassosa. Tra una birra e l’altra, uomini, si giocavano in poco tempo la loro sudata paga giornaliera, dopo aver subito lavori manuali pesantissimi; i più fortunati potevano permettersi di giocare quello che le loro donne avevano guadagnato per loro. Quando gli entrava quella buona erano tutti amici e sicuro che la sera si sarebbero ubriacati e avrebbero festeggiato con le loro donne, ma quando la cosa non aveva successo si ringhiavano contro, senza nessuna ragione apparente, incomprensibili monosillabi arrivando addirittura alcune volte alle mani e raramente ai coltelli. Le loro donne quando rincasavano prendevano schiaffoni dati dall’ alcool e dalla delusione.
Guardarli mentre litigavano era formante per il carattere.
Quel giorno però non ero nelle corde per una cosa simile, cioè osservarli e bearmi del loro status esistenziale. Era quasi mezzogiorno, optai per il bar di fianco alla Match Point. Era l’ora di un falso aperitivo. Entrai nel bar e ordinai un rosso da 80 centesimi. C’era un anziano che leggeva il giornale commentando le notizie di politica ad alta voce con il barista. Nella voce del barman c’era una punta di svogliatezza nel parlare con l’uomo e c’era anche da capirlo. Alle mie orecchie arrivava l’inconfondibile suono snervante del videopoker, su cui un ragazzo era impegnato a infilare denaro. Alla mia sinistra su uno sgabello era appollaiato un uomo che, con davanti una birra, inghiottiva taralli guardando fisso lo specchio di fronte. Tutto lo scenario era patetico e informe e io arrivai a dare un ulteriore tocco d’inutilità.
Bevvi il mio bicchiere e ne ordinai un altro. Novembre era difficile da affrontare. Trangugiai anche quello con più passione del primo e ne chiese uno ulteriore. Novembre era veramente un mese pessimo e freddo.
Intorno a me tutto rimaneva invariato, l’unica cosa che si muoveva erano i pesci dentro l’acquario e sembravano molto più attivi e frenetici di noi. Poi nel mentre del mio lento e pigro terzo rosso, una bomba esplose alle mie spalle; entrarono due ragazzi trafelati, uno con cannone spianato e l’altro armato di coltello. Una rapina in piena regola.
-Fermi, fermi, brutti stronzi– iniziarono ad urlare i due banditi.
Nessuno dei due si era preoccupato di bendarsi il volto. Il tizio con la pistola saltò dietro il bancone andando di fianco al barista. Di fianco alla cassa.
-Aprila avanti, svelto cazzo!- intimò.
Il barista fece come gli era stato ordinato intimando alla calma il ragazzo.
Quello col coltello, con la faccia butterata, andò dal vecchio che leggeva si fece consegnare il portafoglio e la collanina. L’anziano tremante consegnò tutto quello che possedeva.
Il pistolero raccoglieva il contenuto della cassa e si apprestava a ripulire le tasche del barman. Dalla sua espressione doveva essere felice di quello che aveva trovato nelle tasche dell’uomo. L’uomo butterato invece passò al tizio del videopoker. Il pistolero, dal voto barbuto, puntò la pistola a me e al tipo di fianco a me, mettemmo tutte e due il portafogli sul tavolo. Svuotò il mio, ne uscirono dei foglietti e due monete da due euro, svuotò quello dell’altro tizio ne uscì un biglietto da cinque.
-Ma che bar di pezzenti è sto qua?!- esclamò il rapinatore.
Mi vergognai un po’, mentre il mio vicino guardava sempre fisso davanti a se. Aveva se non altro smesso di divorare cetriolini e taralli. Veloci come lampi i due ragazzi presero su tutto e scapparono dalla porta, salirono su uno scooter e svanirono nel traffico. Era finito tutto. Era durato cinque minuti.
-Bastardi, figli di puttana- urlarono il barista, il vecchio e quello del videopoker, uscendo sul marciapiede, tentando di vedere la targa del motorino. Io e l’altro non ci scomponemmo.
-Drogati, drogati di merda!- sentivo urlare dalla strada.
-Ci hanno rapinati! Si quei ragazzi che ha appena visto uscire di corsa,si quei due, che bastardi!-
-Incredibile, ma che mondo- disse una donna
-Non si può più vivere in questa città- esclamò un’altra
Io finii il mio bicchiere di rosso in una sorsata. Avevo perso 4 euro. Raccattai i foglietti, vecchi scontrini inutili e pezzi di foglietto con scritti indirizzi, e mi venne un colpo. Una scossa elettrica mi attraversò il cervello. Venni preso dalla frenesia. Cercai e cercai e alla fine mi acquietai quando li trovai.
Le due ricevute delle giocate erano ancora lì. Sane e salve. Mi avevano lasciato una possibilità.

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