martedì 21 ottobre 2008

VEDILA DAL LATO UMANO

Non era mai stato un gran che nella vita, abbastanza bravo a biliardo ma per il resto c’era ancora molto da lavorare; con le donne poi..non ce n’era una che era stato capace di tenersi, tempo fa. Ora frequentava solo vecchie prostitute da due soldi. Quelle con cui avrebbe potuto avere una storia le aveva trattate tutte male preferendo a loro il denaro e le ubriacature.
Si ritrovò a pensarci su mentre entrava a passo lento nell’area dimessa dietro il ponte della ferrovia, dove c’era la vecchia fabbrica. Faceva freddo quella notte e il fatto che avesse incontrato sulla strada Rino non l’aveva fatto star meglio. Dopo un piccolo freddo saluto i due avevano camminato a fianco in silenzio stringendosi nei cappotti, troppo leggeri per quella stagione.
Sandro si accese un’altra sigaretta come per togliersi dalla testa il resoconto della sua vita, allungò il pacchetto a Rino che non rifiutò.
Entrarono insieme nella vecchia fabbrica.
Altra persone erano raccolte in capannelli chiacchierando e bevendo vino o birra da poco. Molti andavano verso dei tipi seduti su delle casse di legno. Questi sembravano molto popolari la dentro. In realtà tutto dava l’aria della calma prima della tempesta.
Fra poco sarebbe cominciato lo show.
La gente affluiva sempre in maggior numero,stranieri e non. Una risata ruppe il brusio che arrivava alle orecchie di Sandro. Anche lui, abbandonata la compagnia di Rino si avvicinò a una di quelle casse. Salutò un tizio obeso dai capelli grigi adagiato con il culone su una di quelle panche di fortuna. Sandro non rivolse la parola a nessuno, tirò su col naso e ascoltò i discorsi dei presenti cercando di poter trarre qualche importante informazione.
Il ciccione guardò l’orologio e in lontananza si sentì l’abbaiare di un cane poi di un altro. Tutti si voltarono su quello più vicino,un pitbull striato, portato alla catena . Poi aspettarono l’arrivo di quell’altro; delle stessa razza ma di colore beige. Le due bestie vennero condotte lungo una piccola discesa, verso una fossa. Uno contro l’altro, a una certa distanza, tenuti alla catena. LA gente iniziò a puntare andando dall’uomo grasso e dai due suoi soci. Sandro guardò il cane marrone poi quello beige. Quello marrone aveva proprio l’aria dell’assassino, lo sguardo pazzo di chi sa già cosa lo aspetta, infatti aveva una grossa cicatrice grigia sul collo. Quello beige sembrava meno minaccioso e meno pazzo, forte e muscoloso senza segni di battaglie precedenti. Scelse il cane beige.
Puntò 50 euro, ne avrebbe ricevuti il triplo in cambio, se fosse finita come lui aveva ipotizzato. Il ciccione accettò la scommessa di Sandro solo perché lo conosceva, la puntata minima era di 200 euro. Ma molti puntavano anche 1000/1500 euro. Questi erano i più facoltosi che stavano quasi sempre in disparte, parlando fra di loro e ignorando i pezzenti come Sandro.
Da sopra quella buca, la gente inizio a disporsi contro le transenne arrugginite. Per tutti quegli esseri umani, quelle bestie, non erano esseri viventi ma solo un tramite che poteva portare del denaro.
I cani abbaiavano e ringhiavano furiosamente: credevano di odiarsi a morte. Poi vennero lasciati liberi e iniziarono ad azzuffarsi. Si alzavano sulle zampe e si ferivano a morte a morsi.
Tra le urla della gente che non ci stava più dentro e il ringhio delle bestie e l’odore della polvere, del ferro e del freddo, Sandro a occhi spalancati cercava di vedere tra la calca di persone, sperando che quell’animale beige gli potesse portare qualcosa in tasca.
Gli incontri potevano andare avanti anche più di un’ora, con quelle bestie che non riuscivano a finirsi perché troppo stanche. Ma questa non sembrava una di quelle volte. La gente agitava i pugni furiosamente urlando “ammazzalo, dai, ammazzalo!” Sandro non urlava, diceva solo “dai, dai” ma a bassa voce. Non c’era niente e nessuno da incitare ma solo le bollette in scadenza e qualcosa da mettere in pancia.
Il cane marrone prese il cane beige alla testa e Sandro da una posizione favorevole incitò il suo animale. Era già coperto di sangue, ma anche quello marrone era messo male e aveva una profonda ferita nel collo.
Il cane beige riuscì con uno strattone a liberarsi dalla presa di quello marrone. A Sandro parve che il suo eroe diventasse enorme e quell’altro piccolo. Il Beige si gettò sull’altro con una furia inverosimile, il marrone tentò una reazione ma quell’altro lo azzannò alla gola iniziando a scuotere la testa. La folla ululò più forte. Sandro poté udire l’uggiolare del cane colpito a morte. Il beige affondò i denti nella gola del suo avversario ringhiando; anche lui aveva capito che era una presa mortale. Il suo nemico cerò di azzannare il beige ma i suoi denti non riuscivano a far presa e lui mordeva solo l’aria. Dalla gola del marrone usciva sangue e la presa non gli permetteva di respirare nel giro di pochi secondi era morto.
Il beige e Sandro avevano vinto. Per il perdente non ci sarebbe stata più maniera di rivincita, ma solo un sacco nero e un salto in qualche fosso da qualche parte in un campo. Il padrone del beige vincitore si avvicinò al suo cane sanguinante, aveva ricevuto dei brutti morsi ma era in grado di poter combattere ancora, scondizolò quel moncherino assurdo che aveva al posto della coda. Il padrone legò e portò via il suo campioncino. Sandro si prese i suoi sudati soldi; era sempre più difficile ritornare a casa con le tasche piene.
-Avanti non fare il taccagno, hai incassato, puntali tutti su quello bianco è un buon cane- gli disse il tizio grasso indicando il pitbull appena portato nella discesa. Il suo avversario era un esemplare bianco e grigio. Sandro valutò la cosa; il suo avversario invece era solo la sua coscienza.

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