martedì 21 ottobre 2008

JACK & FANTASMI

“Me la ricordo quella giornata, c’ero anch’io. Andavamo in piazza del Cantàro a fumare pakistano, poi tornavamo a casa a quattro zampe”.
Ci passavamo le foto di gioventù di mano in mano, commentandole e ricordandoci di come eravamo corrotti.
Il pokerino era finito da circa un’ oretta, e io avevo incredibilmente vinto 20 euro, Max ne avevi vinti 25. Perdevano tutto Gino e Miki. La giornata mi era girata bene solo all’ultimo. Max dice:
-L’ idea era di quelle del tipo: se uno ha un corpo invalido e non lo può usare, gli trapiantano il cervello dal suo corpo ad un altro che funziona. Quindi, hanno trapiantato il cervello da una scimmia ad un’ altra, some esperimento diciamo, ma questa quando si è svegliata ha cercato di aggredire il dottore, molto probabilmente non si riconosceva nel nuovo corpo e dopo un paio di giorni si è suicidata!-
-Ma che cazzo racconti- gli faccio. Gli altri risero.
Girarono un altro paio di foto in cui Max aveva dei capelli orribili ed era al centro pista in una discoteca. La foto era oltremodo resa ridicola da un tizio che si intravedeva vomitare sul pavimento della sala.
Gigi tracannava birre fregandosene di tutti.
-Gli inglesi per rispetto dei musulmani hanno tolto l’olocausto dal programma didattico- esordisce Miki gettando una foto di noi al parco nel mucchio con le altre.
-Hai visto che fisico che avevano però gli ebrei in quelle foto? Se cercavano in qualche modo di farmi sentire grasso ci sono riusciti!- prorompe Gigi. Noi ridiamo. Lui continua.
-Hanno inventato la cultura del “fisico magro da passerella”, prima erano tutti ciccioni quelli che sfilavano!-
Nelle foto compare Gigi con una tipa con la testa piccola e gialla.
-Va chi ti facevi all’epoca!- gli fa Miki.
-Gli ebrei sono stati i precursori della moda del tattoo in Europa! Prima non lo usava nessuno poi hanno iniziato loro, e non un centinaio, no, svariati milioni di persone!-
-Ce l’hai con gli ebrei stasera?- gli faccio, sventolando una foto della testa gialla davanti alla sua faccia.
-Macché! Essere ebrei è una gran cosa, è un gran popolo, hanno inventato un sacco di cose: il fisico da modello, la moda del tatuaggio, i centri di dimagrimento intensivo e la liposuzione, poi grazie a loro è stato creato il sapone di qualità “super”. L’unica pecca che hanno è che ci hanno messo 40 anni ad attraversare un deserto!-
Max se la rise alla grande. Ma Max non aveva problemi come i nostri. Lui vinceva a poker, aveva un lavoro parastatale, non aveva problemi di fegato, quando andava a fare gli esami del sangue risultava sempre tutto perfetto, e, essendo single, non aveva i problemi che avevamo noi con le donne. Poteva permettersi di ridere di quasi qualunque cosa.
-La volete sentire una cosa agghiacciante- disse, -una cosa di fantasmi-
-Avanti- disse Miki prendendo il Jack dall’ armadietto. Versò un bicchiere a testa. Le foto erano o dimenticate in un mucchio, o venivano sfogliate come la leggerezza di quegli anni, veloce e senza attenzione.
-Se nel giorno di venerdì 17 a mezzanotte meno qualche minuto voi mettete due specchi uguali, esattamente uguali, uno di fronte all’altro, potete notare, a mezzanotte in punto, uno spiritello dalle sembianze umane correre da uno specchio all’altro. Tu lo puoi vedere saltare fuori da uno specchio ed entrare nell’altro. Un’esperienza unica!-
-Ma che cazzo racconti?- disse ridendo Miki. Buttava giù quel whiskino che era un piacere. Il Jack Daniel’s non era per niente il mio genere di whisky; non gradivo quelli che non erano scotch.
Molti però ne andavano matti, ma solo perché non ne capivano un cazzo, o almeno così pensavo. Però la maggior parte delle persone amava tutto ciò che era commerciale con un nome fico, una bella etichetta e basta. Il sapore non contava nulla. “Io bevo Jack Daniel’s” cazzo, c’era da sentirsi grandi allora.
Io bevevo Jack offerto da Miki che ne era un estimatore; lo buttavo giù ma pensavo fosse mondezza.
-E tu? Ci hai mai provato a fare quella cazzata con gli specchi?- gli faccio, guardando il mio bicchiere quasi vuoto. Desidero che qualcuno me lo riempia al più presto anche dell’ odiato Jack. Mi allungo e cerco la bottiglia sul tavolo, sentendo con un orecchio Max.
-No, io non ci ho mai provato, ma un mio cugino di Pisa, lui si. Però non aveva allineato bene gli specchi e lo spiritello è saltato fuori ma non è rientrato nell’altro e quindi e rimasto imprigionato in questa dimensione!-
-Cioè è rimasto intrappolato nell’appartamento di tuo cugino a Pisa?-
-Si! C’è la possibilità di intrappolarlo, lui ovviamente lo ha fatto involontariamente, però volendo si può fare. Chiaro che lo spirito gli ha sfasciato tutta la casa.- Max è teatralmente serio.
Bevo un po’ di quello che è nel bicchiere,tra le risate di derisione mi accorgo che ne è rimasto un solo dito nella bottiglia, anticipo tutti e lo faccio mio. Max incalza.
-E’ andata anche la televisione a casa sua, il programma quello di Michele Cocuzza…come si chiama…La vita in diretta!-
La tavolata scoppia in una risata. Michele Cocuzza è troppo. Anch’io non resisto, poi vuoto quel misero dito rimasto. Miki guarda la bottiglia vuota, poi guarda me pieno.
-Cazzo, l’hai finito tutto!-
-Tanto faceva schifo-

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